L’analisi dei documenti forniti evidenzia molteplici motivazioni che indicano chiaramente perché un impianto di questo genere non può essere aperto a Sarezzo.
Di seguito riportiamo alcune delle ragioni principali, articolate in base agli aspetti ambientali, sanitari, tecnici e normativi.
Sares Green, dove sorgerebbe?
Impatto ambientale e Inquinamento atmosferico
- Emissioni di inquinanti: I documenti modellistici dimostrano che l’impianto emetterebbe sostanze altamente inquinanti come diossine, furani e metalli pesanti, che potrebbero, in caso di incidente, superare i limiti stabiliti per la protezione della salute pubblica e ambientale.
- Impatti su recettori sensibili: Studi modellistici evidenziano che i recettori sensibili (scuole, ospedali, aree residenziali) sarebbero esposti a concentrazioni significative di particolato e composti organici volatili, aggravando le condizioni di inquinamento atmosferico esistente.
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Effetti sulla salute pubblica
- Studi epidemiologici locali: L’area di Sarezzo è già caratterizzata da un’incidenza significativa di malattie respiratorie. L’impianto potrebbe peggiorare la qualità dell’aria, contribuendo a un aumento dei casi di patologie polmonari e cardiovascolari.
- Emissioni odorigene: Gli impatti olfattivi simulati indicano che l’area circostante potrebbe subire un notevole degrado della qualità della vita, con possibili effetti psicologici e fisici sugli abitanti.
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Rischi di contaminazione e incidenti
- Stoccaggio e gestione rifiuti pericolosi: Le procedure di stoccaggio e movimentazione dei rifiuti contengono lacune significative. La presenza di sostanze pericolose in quantità elevate aumenta il rischio di incidenti rilevanti, come confermato dalla valutazione di assoggettabilità al D.Lgs. 105/2015.
- Contaminazione delle risorse idriche: Il rischio di contaminazione delle falde acquifere è elevato a causa della gestione, che consideriamo inadeguata, degli scarichi industriali e delle acque reflue.
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Limiti tecnici e progettuali
- Tecnologia di pirolisi: Nonostante i vantaggi teorici della pirolisi per il trattamento dei rifiuti, i processi descritti non garantiscono un’efficienza sufficiente nella minimizzazione degli scarti pericolosi, producendo invece rifiuti secondari difficili da gestire.
- Monitoraggio insufficiente: I sistemi di monitoraggio delle emissioni atmosferiche e degli odori non ci risultano adeguati per garantire il rispetto continuo dei limiti normativi.
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Sostenibilità economica e sociale
- Incremento del traffico: Lo studio di impatto viabilistico evidenzia un aumento significativo del traffico pesante nella zona, con conseguenti rischi per la sicurezza stradale e incremento delle emissioni veicolari.
- Degrado del contesto antropizzato: L’insediamento dell’impianto peggiorerebbe ulteriormente le condizioni di vita in un’area già segnata da criticità ambientali e industriali.
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Non conformità normative
- Direttive europee: L’impianto contrasta con il principio della Direttiva 2010/75/UE e con la legislazione italiana, che vietano la creazione di nuovi stabilimenti in grado di peggiorare l’inquinamento esistente.
- Rispetto degli obblighi EoW: La documentazione relativa alla conformità ai regolamenti POPs, REACH e CLP presenta criticità che mettono in dubbio la sicurezza del prodotto finale e il rispetto delle normative ambientali.
Se vuoi approfondire con più precisione quest’ultimo punto, trovi di seguito i dettagli.
Approfondimenti
Sostanze pericolose (POPs)
La Check List EoW Adempimenti POPs-REACH-CLP evidenzia che, sebbene le concentrazioni di sostanze pericolose nei rifiuti trattati e nei prodotti finali siano dichiarate inferiori ai limiti normativi, il controllo chimico risulta incompleto per alcune sostanze pericolose. Inoltre, non è chiaro se siano state eseguite analisi approfondite su tutte le categorie di POPs elencate nell’Allegato IV del Regolamento UE 1021/2019.
Normativa di riferimento:
Regolamento (UE) 2019/1021 sui POPs (Persistent Organic Pollutants), che impone limiti stringenti alle concentrazioni di tali sostanze nei materiali derivanti dal trattamento dei rifiuti.
Qualora le sostanze superino i limiti consentiti, il materiale non può essere qualificato come EoW e deve essere trattato come rifiuto pericoloso.
Conformità alle normative REACH
(Regolamento CE 1907/2006)
I documenti relativi alla caratterizzazione chimica e alle schede di sicurezza del prodotto finale non indicano un’analisi esaustiva di tutti i possibili componenti pericolosi, specialmente quelli generati durante il processo di pirolisi. Ciò rappresenta una lacuna rispetto agli obblighi di registrazione e classificazione previsti dal REACH.
Normativa di riferimento:
Regolamento REACH CE 1907/2006: richiede che tutte le sostanze chimiche prodotte o importate nell’UE siano registrate e conformi ai criteri di sicurezza. La mancanza di una valutazione completa del rischio per i materiali EoW potrebbe comportare un rischio di esposizione non giustificato.
Conformità alle normative CLP (Regolamento CE 1272/2008)
Il prodotto finale, indicato come CHEMFUEL, non sembra pienamente classificato secondo i criteri del CLP. Le schede tecniche e di sicurezza non forniscono indicazioni dettagliate sul potenziale impatto delle sostanze chimiche presenti, incluse quelle generate durante il processo di trattamento.
Normativa di riferimento:
Regolamento CLP CE 1272/2008: impone che ogni sostanza o miscela sia classificata, etichettata e imballata in base ai pericoli chimici identificati.
Controllo delle emissioni e residui
La documentazione indica la presenza di residui solidi e liquidi derivanti dal processo di pirolisi che potrebbero contenere sostanze non analizzate o non dichiarate. Questo rappresenta una potenziale violazione delle normative ambientali relative alla gestione e al trattamento dei residui.
Normativa di riferimento:
D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale): richiede una gestione sicura e documentata di tutti i rifiuti e sottoprodotti.